CELLOLE
(Matilde Crolla) – Il quarantasettesimo anniversario dell’autonomia di Cellole
è stato festeggiato ieri sera con la presenza del magistrato della DDA di
Napoli, Catello Maresca, un uomo dello Stato, come a lui piace definirsi, che
da anni si batte per smantellare il sistema della camorra. Il pubblico
ministero, ospitato in un evento organizzato dal ‘Comitato Civico Cellolese’,
nella persona di Guido Di Leone e Carmine Freda, ha presentato per l’occasione
il suo ultimo libro dal titolo 'Senso di Marcia’, scritto con il
giornalista Leandro Del Gaudio. Il salone dell’Auditorium ‘San Marco e San Vito’
di Cellole è stata la location dell’evento di ieri sera, al quale hanno preso
parte anche il sindaco di Cellole, Angelo Barretta, il parroco don Lorenzo
Langella, l’oncologo Benedetto Zannino che ha moderato il convegno, l’ex
sindaco di Sessa Aurunca, Luigi Tommasino, accompagnato dalla figlia, la
dottoressa Angela Tommasino, e da Michele Rozzera, l’assessore all’Istruzione
di Cellole, Alexia Russo, i consiglieri comunali di Sessa Aurunca, Alberto Verrengia e Mario
Truglio, con una rappresentanza di ‘Generazione Aurunca’, una delegazione di
dipendenti del Consorzio Aurunco di Bonifica, e le forze dell’ordine, come il
capitano dell’Arma dei Carabinieri di Sessa Aurunca Fedele, il commissario
Russo, il colonnello della Guardia di Finanza di Sessa Aurunca, rappresentanti
dell’Associazione Carabinieri in congedo con il presidente Lissa, una delegazione del Movimento Cinque Stelle con Giovanni Rusciano e Vito Zannini, e tanti
cittadini cellolesi.
Tra i ‘grandi’ assenti il sindaco di Sessa Aurunca, Silvio
Sasso. “Quarantasette anni fa, nella notte tra il 20 ed il 21 aprile, il popolo
cellolese inizia uno sciopero per ottenere l’autonomia da Sessa Aurunca. Cinque
anni dopo Cellole diventa Comune autonomo”. A ricordarlo è il dottore Zannino
ad apertura dei lavori di ieri sera. La parola è passata poi a Carmine Freda e
ad Angelo Barretta. Entrambi hanno salutato i presenti ponendo rispettivamente
l’accento su due aspetti molto importati. Freda si è soffermato a leggere una
parte del libro di Maresca in cui si parla della camorra e di come rispetto al
declino civile della società ed alla prospettiva di un ‘futuro strozzato’ tutto
può cambiare ed andare per il verso giusto “tutto dipende da quanti chili di
anima si mette nelle cose”.
Il sindaco Barretta, oltre a portare i saluti del
cittadino onorario, il magistrato Sirignano, ha ricordato invece quelle persone
che quarantasette anni fa si sono battute per l’autonomia. “E’ pronta una
delibera di giunta per assegnare una piazza a questi eroi”. Molto toccante è
stato l’intervento di don Lorenzo Langella, referente del Polo della Legalità
della Diocesi di Sessa Aurunca. Don Lorenzo partendo dal tema della giornata,
ossia la lotta per l’autonomia dei cittadini cellolesi, ha posto poi l’accento
sull’importanza di individuare un senso di marcia comune che possa consentire
ad ogni uomo di guardare avanti insieme all’altro, senza soffermarsi troppo su
ciò che divide.
Don Lorenzo si è soffermato sull’importanza di un cambiamento
della società che possa in questo modo non offrire più alcuna opportunità alla
camorra e al malaffare di operare. “Bisogna partire dalle piccole cose,
iniziare ad avere rispetto per le istituzioni. Dobbiamo imparare a camminare
nella stessa direzione- ha sottolineato- e non continuare a scannarci. Il problema,
infatti, non è ciò che la camorra offre, ma i clienti che accettano il servizio
offerto dalla stessa”. Il consigliere comunale, Rossella Cappabianca, ha preso
la parola e da sociologa ha sottolineato come “la mafia sia un fatto sociale”
che nasce con una natura diversa nei secoli passati prima come alter sistema ed
oggi che diventa ‘il sistema’ e che si cela dietro i colletti bianchi.
“Se
vogliamo capire il sistema per abbatterlo, dobbiamo cambiare il senso di marcia”,
ha dichiarato Cappabianca. Nell’incontro è emersa l’importanza del termine “uomo
dello Stato”. Per Cappabianca egli non deve essere necessariamente un idolo.
“Maresca
non deve essere visto come un idolo, ma come un esempio da seguire di come deve
essere un uomo dello Stato”.
“L’uomo dello Stato è colui che è al servizio
della gente. Ognuno lo esercita secondo il ruolo che riveste nella società- ha
dichiarato il consigliere Armando Calenzo-. Ma anche la gente, il popolo deve
aiutare gli uomini di Stato, ognuno di noi nel proprio piccolo deve comportarsi
così, inculcando sin da piccoli ai propri figli il concetto di legalità e di
rispetto del prossimo”. Fiore Renzo D’Onofrio ha posto l’accento sull’importanza
di una buona amministrazione, soffermandosi su quanto la legge prevede rispetto
al diritto di ogni cittadino di essere amministrato degnamente, per poi
arrivare a parlare del concetto di ‘clientelismo’, ‘voto di scambio’ e tanti
altri fenomeni che spesso emergono nelle varie realtà.
“Quale dovrebbe essere
il senso di marcia? Possiamo lasciare la magistratura da sola in una lotta che
appare impari?”, si è chiesto D’Onofrio.
Guido Di Leone ha preso poi la parola
sottolineando di sentirsi onorato per aver ospitato in un giorno così
importante il magistrato Maresca. “Oggi a Cellole si respira aria pulita. Oggi
una parte buona dello Stato è qui con noi. Maresca è stato quello che ha urlato
a Zagaria al momento dell’arresto: “E’ finita!”. La camorra è negli Enti
pubblici- ha sottolineato Di Leone-, nelle gare truccate, nei nepotismi, nel
triangolo a cui si assiste di tanto in tanto tra imprenditori che decidono chi
sarà il sindaco, il sindaco che vince grazie agli imprenditori ed infine gli
imprenditori che da quel sindaco ottengono ciò che vogliono”.
La parola è
passata poi per le conclusioni a Catello Maresca che, nonostante qualche
momento di ironia napoletana, ha ricordato come la camorra sia cambiata negli
anni e si sia evoluta. “Sicuramente le stragi in cui hanno perso la vita
Falcone e Borsellino hanno risvegliato le coscienze. Ma questo non basta. Per sconfiggere
le mafie è necessario che tutti partecipino facendo fronte comune. Noi fino ad
ora abbiamo perso contro le mafie perché loro sono organizzate e noi no. La
società civile fino ad ora non è stata capace di fare sistema, di unirsi e
diventare più forte della camorra stessa”. Per Maresca il primo passo per
debellare questo male della camorra è iniziare dal ruolo privato di ogni
cittadino. “Non possiamo limitarci solo a lamentarci, bisogna agire per
cambiare le cose”. Ogni uomo per Maresca è un uomo di Stato e come tale ha il
diritto di giocare la sua battaglia contro l’illegalità. IL VIDEO DELL’INTERVENTO
DEL MAGISTRATO