giovedì 20 aprile 2017

CELLOLE - Un 'Uomo di Stato' ospite dei cellolesi dopo 47 anni dalla lotta per l'autonomia: Maresca e la sua battaglia contro la camorra


CELLOLE (Matilde Crolla) – Il quarantasettesimo anniversario dell’autonomia di Cellole è stato festeggiato ieri sera con la presenza del magistrato della DDA di Napoli, Catello Maresca, un uomo dello Stato, come a lui piace definirsi, che da anni si batte per smantellare il sistema della camorra. Il pubblico ministero, ospitato in un evento organizzato dal ‘Comitato Civico Cellolese’, nella persona di Guido Di Leone e Carmine Freda, ha presentato per l’occasione il suo ultimo libro dal titolo 'Senso di Marcia’, scritto con il giornalista Leandro Del Gaudio. Il salone dell’Auditorium ‘San Marco e San Vito’ di Cellole è stata la location dell’evento di ieri sera, al quale hanno preso parte anche il sindaco di Cellole, Angelo Barretta, il parroco don Lorenzo Langella, l’oncologo Benedetto Zannino che ha moderato il convegno, l’ex sindaco di Sessa Aurunca, Luigi Tommasino, accompagnato dalla figlia, la dottoressa Angela Tommasino, e da Michele Rozzera, l’assessore all’Istruzione di Cellole, Alexia Russo, i consiglieri comunali di Sessa Aurunca, Alberto Verrengia e Mario Truglio, con una rappresentanza di ‘Generazione Aurunca’, una delegazione di dipendenti del Consorzio Aurunco di Bonifica, e le forze dell’ordine, come il capitano dell’Arma dei Carabinieri di Sessa Aurunca Fedele, il commissario Russo, il colonnello della Guardia di Finanza di Sessa Aurunca, rappresentanti dell’Associazione Carabinieri in congedo con il presidente Lissa, una delegazione del Movimento Cinque Stelle con Giovanni Rusciano e Vito Zannini, e tanti cittadini cellolesi. 
Tra i ‘grandi’ assenti il sindaco di Sessa Aurunca, Silvio Sasso. “Quarantasette anni fa, nella notte tra il 20 ed il 21 aprile, il popolo cellolese inizia uno sciopero per ottenere l’autonomia da Sessa Aurunca. Cinque anni dopo Cellole diventa Comune autonomo”. A ricordarlo è il dottore Zannino ad apertura dei lavori di ieri sera. La parola è passata poi a Carmine Freda e ad Angelo Barretta. Entrambi hanno salutato i presenti ponendo rispettivamente l’accento su due aspetti molto importati. Freda si è soffermato a leggere una parte del libro di Maresca in cui si parla della camorra e di come rispetto al declino civile della società ed alla prospettiva di un ‘futuro strozzato’ tutto può cambiare ed andare per il verso giusto “tutto dipende da quanti chili di anima si mette nelle cose”. 
Il sindaco Barretta, oltre a portare i saluti del cittadino onorario, il magistrato Sirignano, ha ricordato invece quelle persone che quarantasette anni fa si sono battute per l’autonomia. “E’ pronta una delibera di giunta per assegnare una piazza a questi eroi”. Molto toccante è stato l’intervento di don Lorenzo Langella, referente del Polo della Legalità della Diocesi di Sessa Aurunca. Don Lorenzo partendo dal tema della giornata, ossia la lotta per l’autonomia dei cittadini cellolesi, ha posto poi l’accento sull’importanza di individuare un senso di marcia comune che possa consentire ad ogni uomo di guardare avanti insieme all’altro, senza soffermarsi troppo su ciò che divide. 
Don Lorenzo si è soffermato sull’importanza di un cambiamento della società che possa in questo modo non offrire più alcuna opportunità alla camorra e al malaffare di operare. “Bisogna partire dalle piccole cose, iniziare ad avere rispetto per le istituzioni. Dobbiamo imparare a camminare nella stessa direzione- ha sottolineato- e non continuare a scannarci. Il problema, infatti, non è ciò che la camorra offre, ma i clienti che accettano il servizio offerto dalla stessa”. Il consigliere comunale, Rossella Cappabianca, ha preso la parola e da sociologa ha sottolineato come “la mafia sia un fatto sociale” che nasce con una natura diversa nei secoli passati prima come alter sistema ed oggi che diventa ‘il sistema’ e che si cela dietro i colletti bianchi. 
“Se vogliamo capire il sistema per abbatterlo, dobbiamo cambiare il senso di marcia”, ha dichiarato Cappabianca. Nell’incontro è emersa l’importanza del termine “uomo dello Stato”. Per Cappabianca egli non deve essere necessariamente un idolo. 
“Maresca non deve essere visto come un idolo, ma come un esempio da seguire di come deve essere un uomo dello Stato”. 
“L’uomo dello Stato è colui che è al servizio della gente. Ognuno lo esercita secondo il ruolo che riveste nella società- ha dichiarato il consigliere Armando Calenzo-. Ma anche la gente, il popolo deve aiutare gli uomini di Stato, ognuno di noi nel proprio piccolo deve comportarsi così, inculcando sin da piccoli ai propri figli il concetto di legalità e di rispetto del prossimo”. Fiore Renzo D’Onofrio ha posto l’accento sull’importanza di una buona amministrazione, soffermandosi su quanto la legge prevede rispetto al diritto di ogni cittadino di essere amministrato degnamente, per poi arrivare a parlare del concetto di ‘clientelismo’, ‘voto di scambio’ e tanti altri fenomeni che spesso emergono nelle varie realtà. 
“Quale dovrebbe essere il senso di marcia? Possiamo lasciare la magistratura da sola in una lotta che appare impari?”, si è chiesto D’Onofrio. 
Guido Di Leone ha preso poi la parola sottolineando di sentirsi onorato per aver ospitato in un giorno così importante il magistrato Maresca. “Oggi a Cellole si respira aria pulita. Oggi una parte buona dello Stato è qui con noi. Maresca è stato quello che ha urlato a Zagaria al momento dell’arresto: “E’ finita!”. La camorra è negli Enti pubblici- ha sottolineato Di Leone-, nelle gare truccate, nei nepotismi, nel triangolo a cui si assiste di tanto in tanto tra imprenditori che decidono chi sarà il sindaco, il sindaco che vince grazie agli imprenditori ed infine gli imprenditori che da quel sindaco ottengono ciò che vogliono”. 
La parola è passata poi per le conclusioni a Catello Maresca che, nonostante qualche momento di ironia napoletana, ha ricordato come la camorra sia cambiata negli anni e si sia evoluta. “Sicuramente le stragi in cui hanno perso la vita Falcone e Borsellino hanno risvegliato le coscienze. Ma questo non basta. Per sconfiggere le mafie è necessario che tutti partecipino facendo fronte comune. Noi fino ad ora abbiamo perso contro le mafie perché loro sono organizzate e noi no. La società civile fino ad ora non è stata capace di fare sistema, di unirsi e diventare più forte della camorra stessa”. Per Maresca il primo passo per debellare questo male della camorra è iniziare dal ruolo privato di ogni cittadino. “Non possiamo limitarci solo a lamentarci, bisogna agire per cambiare le cose”. Ogni uomo per Maresca è un uomo di Stato e come tale ha il diritto di giocare la sua battaglia contro l’illegalità. IL VIDEO DELL’INTERVENTO DEL MAGISTRATO