SESSA
AURUNCA / CELLOLE (Matilde Crolla) – Accusato di furto di energia elettrica
Antonio Di Toro (nella foto) è riuscito ad avere giustizia grazie alla sentenza di
assoluzione emessa dal giudice del tribunale di Santa Maria Capua Vetere De
Lisi.
Grazie alla valida difesa dell’avvocato Giuseppe Zampoli, Antonio è
riuscito a dimostrare la sua innocenza rispetto ad una vicenda che gli ha
causato non pochi problemi sia sotto il punto di vista psicologico che
lavorativo.
Antonio Di Toro, originario di Piedimonte Massicano frazione di
Sessa Aurunca, da diverso tempo gestisce un’autofficina a Baia Domizia.
Nell’aprile 2015, a seguito di una denuncia da parte di un ‘concorrente’ che
segnalava alle autorità un presunto furto di energia elettrica, riceveva un
blitz da parte degli inquirenti, accompagnati presso la sua officina meccanica
da due impiegati di una società di energia elettrica.
Il blitz era finalizzato
a verificare se Antonio Di Toro avesse o meno acquisito indebitamente l’energia
elettrica. Nel corso della perquisizione veniva trovata la cassetta del
contatore (dove si presumeva ci fosse il collegamento abusivo) chiusa a chiave
e qualcuno dei presenti, circostanza non confermata poi da tutti i testimoni in
sede dibattimentale, avrebbe visto il Di Toro staccare un filo di collegamento
ed avvertito il rumore provocato dal fenomeno dell’arco elettrico, la
cosiddetta sfiammata.
Fenomeno, quest’ultimo, secondo la difesa dell’avvocato
Zampoli, che non viene percepito visivamente ma solo desunto dal rumore.
Antonio Di Toro, dunque, viene arrestato e portato dinanzi al giudice per le
indagini preliminari che gli convalida l’arresto. L’uomo però si professa
innocente ed anche in sede di convalida a più riprese sostiene che non c’era alcun
cavo collegato abusivamente e che non aveva scollegato alcun filo nel corso del
controllo da parte degli inquirenti e degli operai della società di energia
elettrica. L’accusa si avvale anche di un servizio fotografico realizzato in
loco nel corso del blitz composto da circa diciotto scatti in cui viene
mostrato lo stato dei luoghi.
Ma è proprio nel corso dell’udienza
dibattimentale che il castello accusatorio nei confronti di Antonio Di Toro
viene man mano a sgretolarsi. Infatti, uno degli operai interrogato
dall’avvocato Zampoli sostiene di non aver avvertito alcun forte rumore causato
dal fenomeno dell’arco elettrico e che dunque avrebbe potuto trattarsi anche di
un piccolo rumore provocato all’interno della cassetta del contatore da parte
di un animale, come una lucertola.
Questo quanto emerge da una delle
testimonianze. Il collega, invece, riferiva precedentemente di aver avvertito
un forte rumore che avrebbe causato panico tra i presenti. Anche il reportage
fotografico a disposizione fa emergere, secondo la difesa, delle perplessità.
Infatti, tra le prime foto scattate relativamente allo stato dei luoghi emerge
un cavo elettrico a terra, mentre tra le ultime foto si vedono dei cavi
elettrici collegati. Anche in questo caso l’avvocato difensore di Antonio Di
Toro è riuscito a dimostrare che la foto del cavo collegato è stata scattata in
un secondo momento, visto che in sede dibattimentale è stato confermato dagli
inquirenti che le foto sono state scattate secondo il criterio dal generale al
particolare. Dunque, nelle prime foto viene rappresentato un cavo al centro del
piazzale che rappresentava lo stato dei luoghi precedente al cavo collegato
nelle foto successive.
L’avvocato Giuseppe Zampoli, grazie ad una perizia tecnica
di parte giurata presso il tribunale di Cassino redatta all’ingegnere Di
Rienzo, è riuscito a dimostrare che non era presente un impianto utilizzatore
del presunto cavo abusivo. Inoltre, il terminale del presunto cavo abusivo
finiva nell’autocarrozzeria di proprietà del Di Toro, adiacente alla sua
officina meccanica, ma che era stata posta sotto sequestro con sigilli intatti
e che quindi non poteva essere funzionante. La difesa dell’avvocato Zampoli,
che ha prodotto anche tutte le bollette pagate da Di Toro per la sua attività
presso l’officina meccanica di Baia Domizia, attesta un pagamento regolare del
consumo di corrente equo e proporzionale all’attività ed ai macchinari
presenti.
La sentenza di assoluzione è stata emessa nei giorni scorsi. Antonio Di
Toro che con il suo avvocato Zampoli è in attesa di conoscere i particolari
della motivazione della sentenza, vuole giustizia e riscatto. “Ho subito un
danno non indifferente- ci spiega-. Ho sofferto molto e voglio che la gente
sappia che sono innocente”.