SESSA AURUNCA / CELLOLE (Matilde Crolla) – Materiale radioattivo in un
deposito sito sulla strada statale Domiziana in territorio di Cellole. Una
segnalazione arrivata a Generazione Aurunca che si è subito attivata,
attraverso i suoi canali informativi, per fare chiarezza sulla vicenda. Si
tratta di un deposito di rottami ferrosi ubicato nel comune di Cellole lungo la
Strada Statale Domitiana. Presso l’impianto vengono conferiti rifiuti speciali
di natura metallica provenienti da numerose aziende campane e del basso Lazio.
Circa
una settimana fa il personale che lavora presso l’impianto ha iniziato a
manifestare sintomi di malessere talvolta anche gravi. Uno alla volta gli
operai ed anche il gestore sono dovuti
ricorrere alle cure dei sanitari per
capogiri, vomito e dolori diffusi. Tre giorni fa la sconcertante sorpresa allorquando l’azienda ha
effettuato l’ultimo conferimento
alla fonderia di Brescia, con la
quale agisce in contenzioso, dove le
apparecchiature di controllo installate
al momento della fusione del carico sono impazzite rilevando
concentrazioni elevatissime di materiale altamente radioattivo, pare si tratterebbe
di isotopo cesio 14, nel carico proveniente dalla azienda cellolese. Il
titolare del deposito ha immediatamente avvertito le Autorità competenti che hanno
effettuato un primo sopralluogo sul quale è stato mantenuto
il massimo riserbo. Da allora si nota la presenza nel cortile di un involto di
materiale isolante, circondato a distanza da un nastro delimitatore che
interdice l’avvicinamento a chiunque,
sotto il quale, pare sia custodito
uno dei pochi rottami rimasti del lotto incriminato.
Secondo le prime
ipotesi formulate dalla magistratura inquirente, che nei giorni scorsi ha
effettuato un sopralluogo insieme al Noe per la ricostruzione della vicenda, pare
che presso il centro di raccolta di materiale ferroso provengano tra gli altri anche
materiale della vicina centrale nucleare attualmente gestita dalla SOGIN che ha
affidato a ditte esterne il trasporto a discarica del materiale dismesso.
Al
momento non è dato sapere se la responsabilità del fatto, che potrebbe anche avere
gravissime ripercussioni per la salute e la sicurezza collettiva, debba essere ascritto al titolare del deposito, alla SOGIN, alla ditta incaricata del
trasporto o ad altri che conferiscono nel deposito stesso.
La Sogin dal suo
canto fa sapere che il materiale ‘incriminato’ non proviene dalla centrale
nucleare del Garigliano, dove lo smaltimento avviene secondo protocolli
rigidissimi di sicurezza e nel pieno rispetto delle normative vigenti. Secondo
altre ipotesi investigative il materiale radioattivo rilevato non sarebbe il cesio
14 ma il radio 226, sostanza ugualmente radioattiva ma meno pericolosa del
cesio, contenuta nei parafulmini obsoleti che un tempo venivano installati sui
tetti delle abitazioni.
Sempre secondo quanto trapela dall’attività investigativa
è possibile che qualcuno, pur inconsapevolmente, si sia disfatto di un vecchio
parafulmine e lo abbia smaltito insieme ad altro materiale presso il centro di
raccolta di Cellole e che lo stesso sia poi finito in una piccola parte tra il
materiale inviato a Brescia ed altro rimasto nel deposito sulla Domiziana. Se
così fosse il danno ambientale sarebbe di minore entità, quasi nullo, visto che
il radio 226 può provocare danni solo a chi è strettamente a contatto con lo
stesso. Sono, comunque, in corso indagini accurate, che si spera siano il più
sollecite possibili, al fine di chiarire completamente la vicenda.