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SESSA AURUNCA (Matilde Crolla) - Si chiama Fatnassi Henda Bent Alì, ha quarantanove anni e da venticinque vive in Italia con sua figlia. Ha deciso di scrivere una lettera aperta al Ministro dell'Interno Marco Minniti per metterlo a conoscenza del dramma che sta vivendo a causa di una burocrazia lenta da quando ha scoperto di essere ammalata di cancro.
"Illustre Signor Ministro
mi permetto di
rivolgermi a Lei, di cui mi hanno
illustrato le doti di sensibilità umana,
perchè, dopo mesi di tribolazioni
e di sofferenze - in cui
l'accanimento del destino ha dato il meglio di se nei miei riguardi e sta
continuando a farlo tuttora - penso che Ella possa
essere l'interlocutore più qualificato, per retaggio storico e culturale e per
competenza, a ricevere un appello in
ordine alla mia vicenda umana che si è sta
dipanando con tratti che appaiono
surreali.
Sono una donna di 49 anni di origine tunisina ma da oltre 25
ani presente in modo assolutamente regolare nel vostro ( e mi permetta anche di
qualificarlo “nostro” ) Paese. Ho una figlia di 16 anni cittadina italiana e
lavoro, o meglio lavoravo fino a che le mie condizioni di salute me lo hanno
permesso in maniera regolare.
Pur avendo già in passato avuto modo di constatare quanto possa essere insensibile
e farraginosa la burocrazia mai mi sarei aspettata che potesse giungere a manifestare tratti
di incomprensibile disumanità quali
quelli che ho dovuto sperimentare sulla mia pelle negli ultimi mesi.
In questi giorni in cui divampa la polemica sullo stillicidio di arrivi sulle coste
italiane di stranieri di ogni provenienza, origine e, soprattutto,
di incerta estrazione ( che solo in minima parte possono fregiarsi
della condizione di veri profughi )
appare incomprensibile ed inspiegabile
il coacervo di difficoltà che, invece, vengono frapposte a chi chiede di
venire in Italia legalmente e
legittimamente utilizzando i canali che le Leggi mettono a disposizione".
Nella lettera la donna continua: "Non intendo
suscitare sentimenti di pietà che
la mia dignità - unica cosa che ancora mi è rimasta - mi impedisce di fare, ma voglio solo illustrarLe le mie attuali condizioni nel
rappresentare che, purtroppo, nel
mese di settembre dello scorso anno mi è stato diagnosticato un carcinoma bilaterale ad entrambi i
seni ed i sanitari consigliarono l'immediato intervento chirurgico di
asportazione.
Ovviamente, non avendo
altre possibilità di assistenza, ho
cercato di attivare le procedure
affinchè al marito ( che pure ha una florida attività commerciale a
Tunisi ) fosse consentito consentito l'ingresso in Italia per
ricongiungimento familiare, in modo tale che questi possa assistermi nel
lungo e laborioso calvario che, come mi era stato preannunciato, mi attendeva.
Mi sono rivolta allo Sportello Unico per l'Immigrazione della Prefettura di Caserta che, in quella circostanza, nonostante avessi
rappresentato le mie condizioni di salute,
ha palesato diverse difficoltà nell'accettare la dichiarazione di reddito presunto da parte del mio datore di lavoro (che pure
è prevista dalla Legge e dalle Circolari diramate dal Ministero dell’Interno ) avendo ( almeno secondo quanto riferito
dagli addetti allo sportello......) ricevuto disposizioni in tal senso in
considerazione dell'alto indice di mendacità registrato in Provincia di Caserta.
A seguito di vibrata protesta inoltrata via mail al Ministero ed all'intervento di
una giovane ma combattiva sindacalista
della CGIL, la Dr.ssa Emanuela Borrelli, finalmente viene accettata (così come peraltro ordinariamente previsto dalla Legge) la Dichiarazione in costanza di rapporto di
lavoro ma purtroppo, nel frattempo,
tutti gli altri documenti erano scaduti di validità (certamente non per colpa mia).
Finalmente, dopo ulteriore tempo ed aggravio di spese per riprodurre la documentazione aggiornata, lo Sportello Unico nel mese di maggio di
quest'anno accetta la pratica e da allora silenzio assoluto! Nonostante, nel frattempo, mi sia dovuta necessariamente sottoporre al delicato intervento chirurgico di asportazione
del cancro, ad un secondo intervento e sia in procinto di sottopormi ad un
terzo intervento senza potermi giovare dell'assistenza di mio marito".
E continua: "Ora che mi attende 'attende il percorso ancora più lungo delle chemio e radio terapie, la continuo ad
essere sola ed a sentirmi totalmente abbandonata anche dalle Istituzioni del
paese al quale sono grata di avermi accolto tanti ani or sono ma cui non posso
esimermi dal rimproverare la totale
indifferenza rispetto ad una
situazione angosciosa come quella
che mi sta accadendo.
Nonostante le sollecitazioni dei medici, non ha ancora
iniziato le cure sia perchè mi vedo sola
e smarrita sia perchè non ho nessuno che
possa assistermi e nel
frattempo la mia pratica è scomparsa,
nulla riesco a più a sapere ed ogni qualvolta la sindacalista che ha abbracciato la mia
causa si reca allo Sportello Unico per
avere informazioni gli impiegati fanno “spallucce”
quasi a voler significare che non sanno cosa rispondere ma che,
comunque, non è colpa loro se mi sono ammalata.
Mi rivolgo alla sua sensibilità di uomo e di rappresentante
Istituzionale: Le pare degno di uno
Stato Civile tutto ciò? Le pare in linea
con i principi di compassione e di
solidarietà che tanto vengono sbandierati
in tutte le occasioni in cui
possono avere un ritorno in termini di risalto
mediatico?
La ringrazio per
l'interessamento che Ella vorrà riservare al mio dramma ed anche qualora non ritenesse di dover
intervenire , per l’attenzione che ha
voluto riservare alla lettura di queste poche righe nella speranza che servano, almeno, affinchè la burocrazia ricordi a sé stessa di
essere formata da persone che, in ogni
occasione, non dovrebbero dimenticare il
loro bagaglio di requisiti di umanità e
sensibilità che certamente debbono
avere".